La zona della Pieve di Rosa sembra progettata dalla natura verso l’ultima età del quaternario, con eventi geologici che ne hanno consentito l’attuale vita vegetale e biologica. Si crede che le nostre pianure siano state solcate dagli uomini per raggiungere il mare o i monti, per attraversare il fiume da est a ovest e viceversa formando quel crocevia chiamato Quadruvium, l’attuale Codroipo.
Questo fa pensare che nelle nostre vicinanze sorgessero mercati che portavano prosperità e benessere e che le queste efficienti e fortunate vie di comunicazione venissero presto a trovarsi sotto il controllo militare e politico di domini, che nella maggior parte dei casi portarono sventure, invasioni, depredazioni e inevitabili guerre.
In età pre-romana sono poche le testimonianze che ci risultano del nostro piccolo pezzo di pianura, anche se ci sono stati alcuni ritrovamenti che risalgono al neolitico. Molti, invece, sono i reperti riesumati dell’epoca romana, fatto probabilmente dovuto alla nostra immediata vicinanza con Aquileia.
Colonia fondata nel 181 a.C. dal genio politico militare romano, acquistò molta importanza per la sua costruzione su vie consolari principali come la Annia e la Postumia.
Nel primo secolo a.C. venne creato il percorso che staccandosi dalla Postumia a Oderzo, raggiunge Sacile, Pordenone, attraversa il Tagliamento a livello di Pieve di Rosa per poi raggiungere Codroipo ed oltrepassarlo verso l’Isonzo.
Il prestigio di questa pianura terminò con le continue invasioni, durate per un periodo che va dal 452 al 1499, soprattutto di popolazioni come gli Ungari, gli Unni, i Longobardi e i Turchi che costrinsero una migrazione delle genti di queste terre in zone più sicure. La natura si riappropriò del territorio e riprese il suo corso per alcuni secoli, fino a quando i Patriarchi di Aquileia ricevettero in dono dagli imperatori germanici molte terre.
Cessate le barbarie degli anni bui dell’Alto Medioevo, con l’auspicabile speranza di un periodo tranquillo, per volontà delle autorità di Aquileia vennero chiamate colonie di carnici e di slavi del Carso a ripopolare la regione. Lentamente l’aspetto si mutò: opere di disboscamento, di bonifica, di coltivazione, recupero delle strade e fondazione di ville appartenenti a varie famiglie nobili tra le quali i Valvason, i Cuccagna, i Savorgnan, ed i Colloredo-Mels.
Dopo il mille la situazione si stabilizza, fino all’avvento dei veneziani nel 1420. Nel 1510 la peste partita da Gradisca e Cividale fece circa 6000 vittime, solo un anno dopo ci fu un terribile terremoto che peggiorò la situazione.
Nel 1866 le battaglie per l’unità d’Italia comportarono la partecipazione di una parte consistente della popolazione. Già aleggiava nell’aria quel senso di appartenenza a quello stato per cui morirono centinaia di persone nelle due guerre del Novecento, guerre che hanno segnato la storia del mondo e del nostro Friuli.
Già in età napoleonica il comune di Camino al Tagliamento venne reso autonomo, sotto la denominazione di Camino di Codroipo.
Nel 1928 fu associato a Codroipo, dal quale si separò nel 1947, cambiando nome in Camino al Tagliamento, per mantenere l’autonomia fino ai giorni nostri.